Si avvicina il referendum costituzionale sulla diminuzione del numero di parlamentari ed UNARMI, associazione per Statuto apartitica ma certamente non per questo apolitica, non può esimersi dal proporre una riflessione su cause e conseguenze della riforma.
Bisogna premettere che la legge costituzionale approvata dalle Camere, punto fondamentale ed irrinunciabile del programma di un partito che in pochi anni di esercizio del potere ha scoperto tutte le sue contraddizioni, è stata demagogicamente imposta a tutti i partiti (compresi quelli di opposizione) i quali si sono tutti debolmente piegati alla forzatura, salvo cominciare ancor prima dell’approvazione a coordinare la raccolta delle firme necessarie all’avvio della procedura referendaria, fornendo uno spettacolo a dir poco deprimente dell’attuale politica italiana.
Si tratta a tutti gli effetti di una riforma “sulla fiducia”, poiché il taglio secco del numero di parlamentari di oltre un terzo giustificato unicamente con inconsistenti e solo teoriche previsioni di riduzione della spesa pubblica non risponde ad alcuna necessità relativa al funzionamento del Parlamento, ma asseconda unicamente il risentimento di parte della cittadinanza nei confronti della politica e soprattutto non è corredato dai necessari adattamenti che potrebbero rassicurare sulla corretta rappresentatività delle Camere come riconfigurate (in particolare una nuova legge elettorale e la ridefinizione dei collegi).
Riteniamo quindi ben fondati, anche per i motivi qui sinteticamente esposti, i timori di chi ha definito la riforma costituzionale come un taglio della rappresentatività ed in particolare di quella delle minoranze.
Un altro fenomeno che vediamo all’orizzonte è quello della “elitarizzazione” della politica, sempre più distante dai cittadini: riducendo il numero di seggi a disposizione è ben prevedibile che questi saranno occupati in proporzione largamente maggiore (se non totalmente) dagli “inamovibili”, ossia dalla consistentissima massa di politici a cui i partiti assicurano puntualmente un seggio tramite un accurato piazzamento nei collegi di sicura elezione, e tutto ciò necessariamente a scapito della fondamentale presenza dei parlamentari che invece provengono dai territori, che hanno quindi un reale legame con l’elettorato e che in definitiva sono quelli effettivamente rappresentativi della cittadinanza.
La riduzione dei parlamentari influirà necessariamente, inoltre, sul funzionamento delle Commissioni e sulla diversificazione delle competenze, lasciando intravedere tempistiche più lunghe per le attività legislative ed un maggior ricorso a “tecnici” esterni, riducendo maggiormente la qualità dell’attività legislativa e/o vanificando di fatto ogni tipo di risparmio.
UNARMI ritiene quindi, in definitiva, che la riforma costituzionale all’esame della Nazione non sia altro che una risposta errata ad una grave e palese crisi istituzionale che avrebbe richiesto un approccio ben più approfondito e razionale, nonché una limitazione della rappresentatività del Parlamento a cui non corrisponde alcun aumento della qualità dei rappresentanti e quindi una innovazione meramente demagogica che erode la Democrazia senza nulla apportarvi.
Per questi motivi, che sono tutti direttamente connessi agli scopi ed alle finalità sociali, e nel pieno rispetto delle personali convinzioni dei cittadini elettori UNARMI fa appello ai propri associati, sostenitori e simpatizzanti affinché vogliano rigettare, votando convintamente “NO”, questa riforma che espone a maggiori rischi i nostri diritti e legittimi interessi e che conseguentemente renderà enormemente più difficoltosa la loro tutela.
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